Le conseguenze dell’aumento del costo del denaro

La Banca Centrale Europea ha adottato una politica monetaria restrittiva che ha portato ad un importante aumento del costo del denaro in breve tempo. La prima logica conseguenza della stretta monetaria è stata la crescita del tasso di riferimento europeo, che nel corso di poco più di un anno ha subito un incremento dell’1,75%. In particolare si calcola come, nel solo anno 2006, il rincaro sia stato di oltre un punto percentuale (+1,25%). Tale dato può essere utilizzato per stimare il peso di questi incrementi all’interno del bilancio familiare, informazione particolarmente preziosa visto che le rate stanno assumendo dimensioni “sempre più insostenibili per i redditi più bassi”. In particolare uno studio di Nomisma mette in luce come nel 2006 vi sia stato un aumento del 5,1% delle famiglie in difficoltà con il pagamento delle rate del mutuo.

Possiamo effettuare delle stime dei rincari annuali e mensili per l’anno in corso, nel caso in cui l’aumento del costo del denaro fosse simile a quello 2006 e pari al +1,25%. I dati appaiono alquanto preoccupanti: nel territorio nazionale si prevede una crescita media annuale di 844 euro, che si tradurrebbe in un incremento mensile della rata di 70 euro. L’impatto maggiore si verificherebbe nelle regioni centrali, dove il rincaro annuale potrebbe raggiungere i 1.068 euro.

Sono 12 le province italiane in cui l’incremento dovrebbe superare i 1.000 euro nel corso dell’anno; fra queste spiccano la capitale, Roma, con un rincaro di 1.512 euro, Pescara (+1.264 euro), Firenze (+1.213 euro) e Siena (+1.206 euro). Ai lati bassi della graduatoria, al di sotto dei 500 euro di aumento si osservano 22 province italiane; da segnalare i rincari contenuti previsti per le famiglie di Potenza, Vibo Valentia (+324 euro), Frosinone (+358 euro), Reggio Calabria (+361 euro), Enna (+372 euro), Agrigento (+374 euro) e Sondrio (+388 euro).

 

 Testi e dati del Centro studi sintesi

 

I rincari delle province 1

I rincari delle province 2

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